L’attestazione più antica del toponimo fa riferimento a un Grignasculus, la cui derivazione in -ascus farebbe pensare al nome personale Crinius: è possibile che questo territorio fosse la proprietà fondiaria di un certo Crinio.
I reperti paleontologici ed archeologici venuti in luce sul Monte Fenera testimoniano la presenza di insediamenti umani in questa importante stazione preistorica sin dal Paleolitico.
Capolavoro dell’architettura barocca della seconda metà del Settecento, è considerata l’opera più significativa dell’architetto torinese Bernardo Antonio Vittone nella piena maturità dei suoi mezzi espressivi.
Progettata negli anni 1749-’50, la costruzione iniziò nel 1751 grazie all’apporto finanziario dell’arciprete Carlo Silano Tartagliotti e Vittone la diresse, portandone a termine la struttura, sino al 1770 anno della sua morte. Le decorazioni interne a stucco furono completate l’anno successivo ad opera degli stuccatori ticinesi Francesco Pellegrino e Giovanni Battista Morazzone, mentre il grandioso campanile previsto nel progetto originario non fu mai eseguito.
Al termine di una suggestiva e ripida viuzza a ciottoli (via Fasola), fiancheggiata dalle cappelle della Via Crucis (sec. XVIII), che si dirama dal sagrato della parrocchiale, si giunge all’Oratorio di S. Graziano, costruito su un poggio da cui si domina l’ampio panorama dell’abitato e dei paesi vicini.
Importante dal punto di vista geologico, paleontologico e archeologico, il Parco del Monte Fenera è l’unico complesso sedimentario una certa dimensione dell’intera Valsesia.
Dalla sua natura derivano tutta una serie di ragioni che hanno portato alla protezione dell’area, prime fra tutte le molte grotte che si aprono specialmente sul lato occidentale del monte.