Un documento del 1014 cita il borgo con il nome di Karon (di origine celtica) e
sempre intorno all’anno Mille, sul colle di Sopramonte viene edificata una torre a
cui si aggiunge il “castello dei Tornielli” (XIII sec.). Verso il 1250 a Prato nasce
Frà Dolcino, guida del movimento ereticale degli Apostolici. Solo nel 1862 al
nome Prato è aggiunto “Sesia”.
Una passeggiata nel centro storico per ammirare i palazzi, le scenografiche ville e le chiese principali con i loro tesori artistici.
la pianura e le colline che circondano la Città sono ricche di interessanti resti di fortificazioni che testimoniano la sua storia secolare.
a piedi o in mountain bike tra vigneti, cantine e degustazioni, la Città offre una serie di splendidi itinerari a contatto con la natura e lo stile di vita di una volta.
il tratto di fiume Sesia, che abbraccia l’abitato della Città, offre un panoramico e gradevole percorso per gli amanti della mountain bike o del trekking, adatto all’osservazione della conformazione e delle specificità ambientali di questo territorio.
La chiesa parrocchiale di Prato Sesia, dedicata a S. Bernardo da Aosta, in stile basilicale, a tre navate, è sicuramente antica, anche se non se ne conosce l’anno di fondazione. Nei secoli passati subì notevoli trasformazioni, fino all’atterramento del portico antistante e al rifacimento dell’antica facciata, eseguita nel 1908 su disegno del Marietti. All’interno è ornata da due cappelle laterali: la Cappella del Rosario, a destra, è la più interessante e contiene il dipinto della Madonna del Rosario, opera di Giacinto Gimignani, artista toscano ma di formazione romana; la Madonna del Rosario e San Domenico fu eseguita su commissione della famiglia Furogotti nella prima metà del seicento e raffigura la Madonna in trono adorata dal Santo in ginocchio, quando nel 1994 furono eseguiti i lavori di restauro nella chiesa proprio nella cappelletta del Rosario vennero riportati alla luce affreschi per secoli nascosti dall’intonaco, si tratta di scene rappresentanti la vita di Gesù realizzati nel 1713 da Tarquinio Grassi, autore romagnanese, che operò per lo più nel novarese con all’attivo qualche incursione nel milanese.
Di questa grande torre è ancora oggi visibile il basamento a pianta quadrata, con uno spessore dei muri di 140 cm. A est della torre si apre una cisterna circolare con un diametro di 340 cm. Per la sua posizione geografica, questa fortezza ebbe certamente grande importanza territoriale; oggi, però, di questo complesso in avanzato stato di rovina si riconoscono solo i possenti muri della fortezza, in ciottoli di fiume a spina di pesce, segnati da alcune feritoie a uso degli archibugi, in gran parte diroccati.